screenplay
ESEMPIO SCREENPLAY PER IL WEB
Gli allievi di diversi Istituti si sono confrontati con le
proposte del progetto “Redesign your school” della Triennale di
Milano in occasione della XXI manifestazione Internazionale 2016.
In particolare analizziamo la proposta dell'I.I.S. "Marelli Dudovich" Milano.
La loro proposta di scuola come luogo
di apprendimento è stata sviluppata attraverso la realizzazione di un
videoApp: “Webserie mastershot”.
Le allieve di moda delle classi I e III H
hanno realizzato gli storyboard di alcune sequenze, lo screenplay-movie e i
progetti grafici dei costumi di scena: bozzetti dei figurini per la fictionApp
in riferimento alla figura del COSTUME DESIGNER. Hanno realizzato le sequenze
video: hanno proposto sequenze visivamente dinamiche ed autoconclusive, in modo
da coinvolgere lo spettatore con prospettive, movimenti di gruppo,
identificazioni cromatiche (lettura primaria) e seguendo con l’obiettivo
movimenti di routine.
Mastershot.
Un mastershot è la registrazione di un'intera scena cinematografica,
ripresa dall'inizio alla fine da un angolo riprendendo tutti i personaggi. Spesso è una ripresa lunga e a volte può svolgere una doppia funzione: la ripresa crea un’attesa per il
telespettatore. Di solito il mastershot è la ripresa di verifica prima del
“ciack”; inoltre è il fondamento di quella che viene chiamata la realizzazione di più
riprese utili per il montaggio. Queste riprese rivelano diversi aspetti dell'azione;
gruppi di due o tre attori in momenti cruciali; primi piani di persone; inserimento di un mastershot in moviemto con personaggi o oggetti di scena.
Sigletta di inizio: saluto alla
prof. e la realtà quotidiana in laboratorio, sequenza unica sui personaggi in
movimento, azioni di routine musica allegra, conclusione con il titolo del
concorso “Redesign your school”.
Prima scena.
La ragaszza con la
sciarpa bianca - sfondo con sfocatura.
Lezione frontale: le allieve e
l’insegnante in una tradizionale lezione didattica, musica lenta. Uscita di
un’allieva: identificazione sciarpa bianca.
L’allieva esce e va a curiosare in un
laboratorio di moda. La prof. interviene facendola tornare in classe.
L’allieva raggiunge i compagni (effetto
prospettico corridoio) e con la sua
amica si avviano in laboratorio (il gruppo si allontana sulla prospettiva
dell’inquadratura).
Master shot App - movimento in prospettiva
Le due ragazze si sposatano e vengono
seguite dalle compagne di classe (scena
con numerose comparse).
Master shot App – movimento in prospettiva
Le
due amiche si voltano e vedono il gruppo. Tutte fanno finta di niente e
parlano tra loro. In un gioco ironico la scena si ripete sulle scale della
scuola (per avere una vista prospettica diversa).
Le due amiche guardano furtivamente in
laboratorio. Si vede il primo piano dei volti. Le amiche le raggiungono e nel
gruppo noi distinguiamo la ragazza con la sciarpa bianca. Temendo l’insegnante
si defila dal gruppo lasciando la scena fissa (quasi un’istantanea sulle
comparse ) dissolvenza.
Abito “J’adore” - sfilata di moda didattica - “Bonola” Milano
16 – 1- 2016 – Soci Coop –
I.I.S. “Marelli Dudovich” Milano
Si conclude il video con l’esperienza
della sfilata di moda realizzata al Bonola e l’abito “J’adore”. Su questa
immagine scorrono i titoli e gli applausi completano l’esperienza laboratoriale
con le “competenze acquisite” spendibili nel mondo del lavoro.
La ricerca di progettare o proporre un
luogo “confortevole” per l’apprendimento ha posto in primo piano la realtà
metodologica dell’insegnamento.
La “didattica laboratoriale” diventa una
proposta e soluzione ad un problema contemporaneo sulla didattica. Il
“laboratorio” è considerato un luogo di apprendimento collaborativo e di
integrazione per gli allievi in contrapposizione alla lezione frontale.
La
realizzazione del video ha permesso agli allievi di fare un’esperienza
“cooperativa” e di scambio.
2.3 BIBLIOGRAFIA
M. Buonanno, Le formule del racconto
televisivo. La sovversione del tempo nelle narrative seriali,
Milano 2002.
D. Del Pozzo, Ai confini della realtà. Cinquant’anni di telefilm americani,
Torino 2002.
A. Grasso, M. Scaglioni, Che cos’è la televisione. Il piccolo schermo fra cultura e
società: i generi, l’industria, il pubblico, Milano2003.
A. Grasso, Buona maestra. Perché i telefilm sono diventati più importanti del
cinema e dei libri, Milano 2007.
Federico Di Chio L’illusione difficile. Cinema e
serie tv nell’età della disillusione, Bompiani, Milano 2011
Grignaffini Giorgio
e Maria Pia Pozzato, Mondi seriali. Percorsi semiotici nella fiction,
Rti, Milano 2008
R.
MeKee, Story, Omero Editore, Roma 2010 (1997)
Veronica Innocanti
e Guglielmo Pescatore, Le
nuove forme della serialità televisiva. Storia, linguaggio e temi,
Archetipolibri, Bologna 2008
A.Medici e D.Vicari, L'Alfabeto dello
Sguardo - Capire il linguaggio audiovisivo, Carocci 2004.
Graziano Conversano, L'ABC del digitale.
Le nuove tecnologie di ripresa, Dino Audino Editore 2013
Scheda tecnica.
Metodo dei “cartoncini” McKee.
Lo sceneggiatore prepara il suo script. “Scritto molto
bene, un dialogo buono, incisivo e recitabile, intensa descrizione delle scene,
notevole attenzione ai dettagli, ma la storia non funziona.” Viene
bocciata. <<Lo sceneggiatore incolpa i
gusti filistei di Hollywood!>>McKee.
Il dialogo non è conversazione. Quando si scrive, nella
sceneggiatura, qualcosa di bello e letterario è bene eliminarlo. L’attenzione
si sposterebbe sulle frasi dette e la magia della finzione del format tv
sparirebbe. Il dialogo non richiede frasi complete deve somigliare al
linguaggio parlato.
La prima stesura può essere scritta su dei mucchietti di
cartoncini. Ogni mucchietto è un atto. Possono essere tre, quattro o di più. Su
questi cartoncini si crea la scaletta della storia. Sul retro del cartoncino si
indica il disegno della storia attraverso le scene. Qual è l’incidente
scatenante? Il climax del primo atto? Forse un climax a metà atto? Si procede
così sia per la trama che per la sottotrama.
Scrivere “dall’interno verso l’esterno”.
Scrivere dall’esterno verso l’interno è il metodo meno
creativo: scrivere il dialogo alla ricerca delle scene, scrivere le scene alla
ricerca della storia.
I personaggi non risultano caratterizzati e spesso parlano
tutti come lo sceneggiatore.
Scrivere “dall’esterno verso l’interno”.
Scrivere la sceneggiatura da un trattamento completo è
gratificante. Possiamo convertire le descrizioni in descrizioni per lo schermo
a poi aggiungiamo il dialogo. Il dialogo in questo moda sarà il migliore
possibile. I nostri personaggi, già definiti e con le loro storie chiare,
ancora sono muti. Il dialogo scritto, dopo una così approfondita preparazione
ai testi, conferisce una voce specifica ad ogni personaggio.
Scaletta
Una storia raccontata per “gradini”. Utilizzando una o due
frasi si può descrivere in modo semplice e chiaro ciò che accade in ogni scena
e come quest’ultima progredisce e svolta.
Trattamento.
Per trattare la scaletta lo scrrenplay trasforma ogni scena,
espressa ancora in una frase o due, in un paragrafo o anche più. Il testo
battuto interlinea 2 e costituito da descrizioni, momento per momento, al tempo
presente.
Esempi di introduzione nelle storie.
In alcuni romanzi i lettori, durante la presentazione dei
luoghi e dei personaggi, hanno trovato la parte iniziale noiosa.
La perdita dell’interesse già nella parte inziale del film
può essere frequente.
La scelta di alcuni sceneggiatori, per esempio, è stata
quella di valorizzare la sigla e definire durante i titoli iniziali le
caratteristiche del protagonista, i luoghi di azione del film e i personaggi
coinvolti. In queste sigle, dinamiche e piene di informazioni con tagli arditi
nel montaggio e musiche accattivanti, lo spettatore resta coinvolto e si trova
già informato e incuriosito alla parte descrittiva iniziale del film.
ESEMPIO SCREENPLAY PROGETTO DIDATTICO CLIL.
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